La città fece parte della
Repubblica di Venezia dal
1420 al
1797. Entrata a far parte dell'
Impero austriaco nel 1797, già dal
1848 crebbe la diffidenza austriaca verso la componente italiana della popolazione di Spalato, che costituiva un pericolo per l'integrità dell'Impero.
Fu per questo motivo che il governo austriaco favorì, soprattutto dopo l'incorporazione del
Lombardo-Veneto all'Italia (
1859-
1866), il formarsi di una coscienza nazionale croata, allo scopo di contrastare l'
irredentismo italiano. Vennero così aperte di scuole in lingua croata e contemporaneamente si verificò una sistematica chiusura delle scuole italiane. In
Dalmazia fu inoltre in tutti i modi favorito l'affermarsi dei partiti croati, e così in questa regione nel giro di pochi decenni la consistenza numerica degli italiani crollò. Nel censimento austriaco del 1890, primo a contare l'appartenenza linguistica, la popolazione della
lingua d'uso (Umgangssprache) italiana era crollata all'8,6% (1.971 su 22.752 totale) e nel 1910 al 7,6% (2.087 su 27.492).
[1], mentre ora è quasi sparita.
Attualmente, dei 188.694 abitanti 95,15% sono
croati mentre i restanti 4,85% appartengono ad altre nazionalità (
bosniaci,
montenegrini,
sloveni,
serbi ed italiani).
Inoltre l'88,37% dei cittadini sono cattolici, il 5,26% agnostici, il 3,78 % non dichiarano la loro religione, il 2,12% ortodossi e lo 0,46% appartengono ad altre religioni.
Colonia Siracusana, fu fondata durante il regno di Dionisio il vecchio (395 a.C.) con il nome di Aspálathos.[senza fonte] La Spalato romana è rappresentata dallo sfarzoso
palazzo dell'imperatore Diocleziano, fatto costruire nel
295-304 d.C.

Ricostruzione del palazzo di Diocleziano
Nei secoli successivi, gli abitanti della vicina
Salona, già porto illirico e in seguito popolosa città romana, per sfuggire alle incursioni degli
Avari e degli
Slavi, si rifugiarono fra le sue mura, fondando così la città di
Spalatum: forse il nome della nuova città-palazzo deriva proprio dal latino
palatium. In alcune carte medievali la città è anche chiamata
Spalatro. Successivamente si susseguirono vari domini: l'
Impero Bizantino, nel quale la città riuscì man mano a ritagliarsi una certa autonomia, quindi il Regno Croato, del quale era formalmente la capitale. Successivamente fu nel Regno Magiaro-Croato, nel contesto del quale la città mantenne la sua autonomia comunale, ebbe pochi anni d'indipendenza, quindi fece parte per quasi quattro secoli dei domini della
Repubblica di Venezia, lasciando in eredità numerose vestigia; dal crollo della Serenissima nel
1797 si susseguirono le dominazioni dell'Impero di
Francia, e dell'
Impero Asburgico. L'
Impero Ottomano invece mai riuscì a conquistarla.
L'influenza italiana (latina, dalmatoromanza, veneta) persiste nei secoli grazie agli scambi commerciali; forte è l'influsso del mondo veneziano, che comporterà il graduale passaggio dalla
lingua dalmatica romanza, derivata direttamente dal
latino, al
veneto, divenuto una vera e propria lingua franca nel
Mar Mediterraneo orientale, accanto ad un costante accrescimento della componente croata della popolazione (i nomi croati apparvero già nel secolo X
[2]). La comunità italiana conobbe anche apporti immigratori dalla penisola e quella croata dall'entroterra. Nei secoli XV-XVI Spalato fu centro della nascente letteratura croata con
Marco Marulo o Marco Marulich. Fino al periodo austriaco la situazione linguistica di Spalato, così come di molte altre città dalmate, fu assai complessa, dividendosi per nazionalità e per classi sociali. Lingua ufficiale e della cultura rimase l'
italiano, utilizzato dall'aristocrazia e dalla più ricca ed influente borghesia, mentre la piccola borghesia e gli artigiani si esprimevano prevalentemente in lingua veneta, che come testimonio il Bartoli era la lingua d'uso prevalente nell'area urbana. La popolazione croata era invece sostanzialmente bilingue, utilizzando il croato - nella variante ciakava ikava, fortemente venetizzato per oltre la metà del lessico - nell'ambito familiare e del piccolo commercio, e il veneto (o l'italiano, a seconda del grado di istruzione) come lingua franca di comunicazione. Come testimoniò l'ultimo podestà italiano di Spalato -
Antonio Bajamonti - l'italiano era capito da tutta la popolazione della città.

Spalato nel 1912, dove si notano i quartieri con nomi italiani: Borgo Grande, Borgo Pozzobon, Borgo Luca, Botticelle
Nella seconda metà del
1800 il forte sentimento di appartenenza nazionale che invase tutta l'
Europa giunse anche a Spalato; vennero fondati giornali, circoli e movimenti irredentisti italiani e, in misura minore, croati. A partire dal
1882, dopo la sconfitta elettorale della Giunta retta dal
Partito Autonomista dell'italiano
Antonio Bajamonti, a causa delle forte pressioni austrocroate, Spalato venne governata da partiti filocroati - detti
puntari - che avevano raggiunto ormai la maggioranza, relegando i partiti filoitaliani - detti
tolomaši - a una minoranza, che vide diminuire progressivamente la propria influenza in città. La progressiva presa di coscienza dell'identità croata e il crescente afflusso di croati dalle zone circostanti fece regredire gradualmente anche l'uso dell'italiano, che pur conservò notevole prestigio per tutto il periodo austriaco ed ebbe un certo suo rilievo fino alla fine della
Seconda guerra mondiale.Pure i censimenti furono ampiamente manipolati, tanto che tra il 1880 ed il 1890, la comunità italiana riportatavi si riduce di oltre il 90%.Passando da essere poco meno della metà della popolazione della città di Spalato a essere una piccola minoranza.
Con la dissoluzione dell'Impero asburgico in seguito alla
Prima guerra mondiale, Spalato - nonostante la
lotta di una parte della popolazione che ne voleva l'incorporazione nel Regno d'Italia (raccolta di ben 8000 firme su una popolazione di 17000 abitanti complessivi!) - entrò a far parte del
Regno dei Serbi, Croati e Sloveni, che nel
1929 divenne
Regno di Jugoslavia. Ciò comportò l'esodo di una parte della popolazione italiana. Le istituzioni scolastiche italiane vennero ulteriormente ridotte, ma la comunità italiana residua riuscì a sopravvivere. Nel censimento austriaco del 1910 a Spalato vi erano 2.082 italiani (cioè il 7,6% della popolazione totale di 27.492 abitanti), ma nel 1941 (quando l'Italia annesse Spalato) ve ne restavano meno di un migliaio su un totale di quasi 40.000.